Central and East European
Society for Phenomenology

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259222

1I saggi che qui presentiamo sono in gran parte il prodotto della ricerca condotta da giovani studiosi del dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata (FISPPA) dell’Università degli studi di Padova. Si tratta, come si vedrà, di “primi lavori”, i quali uniscono un tratto di freschezza acerba a una ispirazione coraggiosa e originale. Li abbiamo voluti pubblicare uniformandone lo stile il meno possibile, allo scopo di conservare quella duplicità che è propria del pensiero che inizia e che opera prima di ogni preoccupazione sistematica.

2Il titolo del volume, Fenomenologia della tecnica, rivela già la natura e il taglio che contraddistinguono i contributi che lo compongono: da un lato, si tratta di “mappare” la riflessione filosofica intorno alla tecnica all’interno della tradizione fenomenologica ampiamente intesa (Husserl, Heidegger, Anders, Stiegler); dall’altro – e in modo forse più interessante – il volume intende mettere al lavoro una prospettiva di tipo fenomenologico. Nelle pagine che seguono si troverà che la tecnica e la tecnologia non verranno assunte come oggetti di studio, descrivibili da un punto di vista che rimane esterno, quanto piuttosto come fenomeni che si manifestano alla coscienza che li intenziona interrogandone la natura e modificandone la struttura. Nella visione che qui viene assunta, tecnica e tecnologia non costituiscono elementi estrinseci rispetto al dominio della coscienza e della soggettività; al contrario, esse divengono fenomeni interni alla sfera dell’essere che si apre allo sguardo di un anthropos, rispetto al quale non vale il dualismo radicale tra tecnica e natura, tra ciò che è naturale e ciò che è artificiale, tra ciò che è il prodotto di una tecnologia e quello che invece si suppone dovrebbe caratterizzare le “cose” più specificamente umane. Non una tecnica intesa come dimensione esterna all’umano, dunque, ma concepita come stratificazione interna all’umano stesso.

3È proprio questo inscindibile nesso tra tecnica e anthropos che i diversi saggi provano a sciogliere assumendolo come nucleo della riflessione. Necessaria a questa operazione risulta chiaramente una (ri)-definizione dei concetti stessi di tecnica e umano, nozioni che vengono a rideterminarsi a partire dall’idea di un loro necessario intreccio, segnando così uno scarto rispetto alle modalità attraverso le quali la tecnica è stata pensata all’interno della storia del pensiero occidentale. In questo senso, inoltre, dobbiamo intendere il titolo della collana inaugurata da questo volume Tecnophilosophy: non una semplice filosofia della tecnica, ovvero una riflessione razionale e filosofica sulla tecnica, quanto una pratica di pensiero che assume la tecnica come consustanziale allo stesso pensiero e ai processi di soggettivazione. Tale impostazione conduce necessariamente a rideterminare con forza i contorni di una nozione che ha giocato un ruolo fondamentale nella storia intellettuale e materiale degli ultimi due secoli e mezzo, ovvero quella di macchina. Se tale termine identifica certamente un oggetto ben definito, ovvero “quel dispositivo materiale complesso il cui assemblaggio, nell’ultimo quarto del Settecento, si deve al definitivo assestamento moderno di alcune tecnologie fondamentali: la metallurgia, la meccanica di precisione e l’idraulica” e “il cui ingresso nell’orizzonte vitale dell’uomo […] non ha ancora cessato di avere conseguenze profonde sul nostro modo di abitare la Terra” (Grigenti 2012, 9), esso ha notevolmente ampliato, negli ultimi anni, il proprio spettro di significato fino a varcare i confini della riflessione sull'anthropos. Se tale espansione semantica è certamente dovuta alle sollecitazioni provenienti da innovazioni tecnologiche nel campo dell'ingegneria biologica – si pensi ad esempio allo sviluppo di neuro-protesi quali gli impianti cocleari – essa è stata anche il risultato di percorsi interni alla storia del pensiero scientifico e filosofico dell'ultimo secolo che, anzi, sembra avere perlopiù anticipato le conseguenze di sviluppi tecnologici successivi. Ciò non significa in alcun modo suggerire una qualche forma di sintonia tra i risultati delle neuroscienze e della ricerca filosofica: il rapporto tra questi due domini del sapere, al contrario, è stato spesso di natura critica, quando non conflittuale. Ciò che si intende sottolineare, invece, è che l'orizzonte concettuale della macchina e del macchinico occupa ormai un posto di rilievo nell'”ordine del discorso” contemporaneo e sembra guadagnare spazio all'interno di ragioni del sapere – quali la riflessione antropologica, filosofica o politica – nei quali aveva avuto una presenza, tutto sommato, marginale. Sembrerebbe, insomma, che la funzione che concetti fondamentali, quali quelli di “organismo” o di “struttura”, avevano rivestito nella modernità all’interno della riflessione scientifica e filosofica sulla natura della soggettività stia ora gradualmente venendo assunta – nell'era delle tecno-scienze, dell’intelligenza artificiale e del capitalismo cognitivo – dal concetto di macchina.

Publication details

Published in:

Grigenti Fabio, Aurora Simone (2021) Fenomenologia e tecnica. Genève-Lausanne, sdvig press.

Pages: 7-10

Full citation:

Aurora Simone, Grigenti Fabio (2021) „Introduzione: La tecnica oltre la tecnica“, In: F. Grigenti & S. Aurora (eds.), Fenomenologia e tecnica, Genève-Lausanne, sdvig press, 7–10.